Creatività e Passione
DAL 1960
S

Da generazioni la nostra famiglia produce abiti di qualità. Nostro padre, quando eravamo piccoli, ci raccontava che gli avi cucivano anche abiti per i nobili della reggia di Carditello. si ricorda che gli dicevano che i nobili erano molto esigenti e che, se non erano precisi al millesimo, alla minima imperfezione ( ‘o pilo rinto all’uovo) facevano fare tutto di nuovo. Papà ci racconta che tutta la famiglia abitava in un complesso di più appartamenti, che il piano terra dell’edificio era destinato a sartoria, i piani superiori ad abitazione dei nonni e di tutti i fratelli e sorelle (casa e puteca). I bambini camminavano e giocavano nell’appartamento destinato alla sartoria con gessetti bianchi lucidi rettangolari, cotone, aghi, bottoni e ritagli di stoffa. Il nonno prendeva le prime misure e tagliava, le donne stiravano, inchimavano, facevano asole, mettevano bottoni, papà e i fratelli e le sorelle cucivano con quelle vecchie macchine nere a pedale e intrattenevano con i clienti e fornitori.

A loro spettava prendere la seconda e l’ultima misura. Quando misuravano mettevano il gesso e poi strappavano le maniche o allargavano le spalle e non dicevano che la giacca andava bene di misura ma che “scendeva” o “vestiva” bene. I pantaloni non erano né corti (a zompa fuossi), né lunghi, dovevano appoggiare sui lacci della scarpa davanti e lasciare intravedere tutto il tacco da fermi. Da mattina a sera si cantavano canzoni napoletane e si raccontavano fatti accaduti, il tempo scorreva come il rumore delle macchine da cucire. Tutti i giorni, all’ora di pranzo sembrava una scampagnata, eravamo tutti felici, le donne servivano da mangiare e la sera mentre si cenava, tutti insieme, si riproponevano i fatti della giornata lavorativa, quello che era stato fatto, quello che si doveva ancora fare ricordando che per sabato e domenica si dovevano consegnare gli abiti ai clienti.

Oggi è quasi tutto cambiato

…non lavoriamo più in casa, non mangiamo più insieme: chi corre a prendere i figli a scuola, chi rimane a mangiare “‘na marenna”, manca quell’armonia della semplicità e della famiglia unita patriarcale.
Una cosa, però, è rimasta identica: l’amore che mettiamo nel nostro lavoro che ci consente di ottenere qualità eccellente lavorando con le stesse macchine di allora, utilizzando ancora i gessetti bianchi semi-lucidi rettangolari, utilizzando vecchi ditali, abbassandoci ancora a misurare i pantaloni e chiedendo al cliente “addo’ purtate ‘o difetto”, correndo sempre per consegnare nei tempi, scegliendo le migliori stoffe e i migliori colori e fantasie, nel rispetto dell’esigenza della clientela e per la loro soddisfazione nell’indossare un abito fatto artigianalmente come allora.
Un’altra cosa che non è cambiata è la signorilità dei nostri clienti che ci rendono felici quando sorridono soddisfatti portando via l’abito consegnato, mentre immaginano come indossarlo, in quale occasione e con quali calzature, pedalini, scarpe, cravatta, camicia, cintura armonizzare il capo da noi prodotto per loro.

“Per quelli che
ancora non hanno
indossato
i nostri capi,
ci raccontiamo brevemente
in queste pagine”
btt